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Identità di genere e stereotipi di ruolo nei cartoni animati Disney

Viene riassunta l’evoluzione dei protagonisti dei cartoni animati Disney, che a loro modo riflettono la cultura e, soprattutto, i ruoli di genere.

Nel libro di Nuovi principi e principesse. Identità di genere in adolescenza e stereotipi di ruolo nei cartoni animati di Elena Riva e colleghe viene riassunta l’evoluzione dei protagonisti dei cartoni animati Disney, che a loro modo riflettono la cultura e, soprattutto, i ruoli di genere. Come vedremo, si passerà da rappresentazioni tradizionali di ruoli di genere a personaggi più complessi, autonomi e in cerca di una parità di relazioni e obiettivi di realizzazione personale.

Nei primi cartoni ispirati alle favole tradizionali come Biancaneve, Cenerentola e La Bella Addormentata nel bosco, le principesse sono rappresentate come giovani (giovanissime!) donne docili, gentili e sottomesse, che accettano il loro destino senza protestare. Sono dipinte come ingenue e dipendenti dagli uomini, aspettando il loro Principe Azzurro che le salverà e le renderà “felici e contente”.

Verso la fine degli anni ’80 invece le principesse iniziano a manifestare un desiderio di autonomia e un’ispirazione all’esplorazione, sfidando l’autorità paterna per rompere le convenzioni sociali. Personaggi come Ariel, Belle, Jasmine, Pochaontas e Mulan rappresentano una femminilità avventurosa che rifiuta gli stereotipi di genere tradizionali e adotta competenze considerate “maschili”, come il coraggio e la ragione. Non è un caso che la maggior parte di queste principesse siano orfane di madre, forse proprio perché il ruolo materno non poteva più essere d’ispirazione e di guida alle giovani ragazze. Queste storie suggeriscono che emanciparsi da una femminilità basata sulla fragilità e la dipendenza richieda una mascolinizzazione, nel corpo e nella mente.

Nel Nuovo Millennio, i cartoni animati Disney presentano principesse con identità più complesse, sviluppate attraverso processi di crescita, prove ed errori. Queste nuove principesse non considerano più la formazione di una coppia amorosa come l’unico obiettivo nel loro percorso di crescita. Personaggi come Merida, Elsa e Vaiana rinunciano temporaneamente alla costruzione di una famiglia e si concentrano su altri obiettivi, come l’eredità della leadership paterna o la ricerca di nuovi modi per interpretarla. Le nuove trame mettono in evidenza legami non necessariamente sentimentali con giovani maschi (Oceania è il primissimo cartone Disney con “principesse” senza neanche un accenno di flirt), ma come importanti laboratori relazionali in cui si conoscono e collaborano per sostenersi reciprocamente nella crescita.

Anche per quanto riguarda i personaggi maschili, si osserva un cambiamento significativo. Se i principi azzurri tradizionali si identificavano con la forza e il coraggio fisico, negli anni successivi si punta di più sulla razionalità e sull’intelletto come caratteristiche essenziali per il processo di formazione maschile; l’assunzione di responsabilità e l’impegno affettivo diventano elementi chiave (come il padre de Gli incredibili 2, alle prese con la cura della casa e dei figli mentre la madre fa carriera).

Anche la formazione delle coppie è cambiata parallelamente all’evoluzione dei costumi sociali. L’innamoramento istantaneo e idealizzato viene sostituito da percorso di conoscenza reciproca più complessi e basati su una maggiore parità di ruoli e personalità. Le protagoniste femminili diventano più autonome, sicure di sé e meno inclini a essere “date” in sposa dai padri. La relazione di coppia non è più l’unico obiettivo di realizzazione personale, il matrimonio perde il suo ruolo centrale e la relazione tra maschi e femmine diventa più paritetica e basata sulla complicità e solidarietà nella crescita individuale.

Riteniamo interessanti queste analisi in quanto, come detto inizialmente, riflettono la cultura di genere e affettiva della società e ci aiutano a capire, tra le altre cose, i cambiamenti rispetto al passato. Questo elemento risulta molto prezioso in quanto ci permette di spiegare le difficoltà relazionali e comunicative tra le diverse generazioni, che possono far sentire i ragazzi intrappolati o incompresi, e i genitori poco strumentati per interagire con loro. Affrontare un percorso di sostegno psicologico può aiutare il sistema familiare a trovare nuove modalità di comunicazione che tengano conto delle differenze generazionali e individuali.

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